Hydrocotyle leucocephala
L’Hydrocotyle leucocephala è una pianta anfibia, molto diffusa in acquariofilia, appartenente alla famiglia delle Apicacee. E ‘originaria del continente americano, in particolare del Sudamerica. L’ipotesi più diffusa è che si sia evoluta in Amazzonia, per poi estendersi fino al Messico e fino all’Argentina. In questo articolo, conosceremo meglio questa bella pianta acquatica.
Descrizione Hydrocotyle leucocephala
L’Hydrocotyle leucocephala, per opera dell’Uomo, oggi la troviamo in varie zone del Mondo, dove talvolta ha creato disastri ambientali piuttosto gravi a causa della sua invasività. Pensateci, prima di gettarla via in qualche corso d’acqua; in Sardegna ne sanno qualcosa. La sua diffusione è legata alla semplicità di coltivazione, soprattutto se tenuta come galleggiante, ed alla sua crescita rapida.

Non ha esigenze particolari di illuminazione, CO2, temperatura ed inoltre si adatta ad un vasto range di pH. E’ dunque una pianta robusta adatta anche al neofita. Una nota positiva, soprattutto per chi è alle prese con problemi di nitrati alti, è che ama acque ricche di sostante nutritive e azotate.
Può essere tenuta con successo come pianta galleggiante perché assorbe quasi tutto dall’acqua, tramite le numerosissime radici avventizie che su questa specie hanno un bellissimo effetto estetico. Parallelamente, se la teniamo in forma sommersa, non necessita di fondi fertilizzati o altri fondi ricchi, in quanto trae comunque il suo nutrimento da quelle radici.
In tale forma è un pochino più esigente, in particolare per quanto riguarda la CO2 che non è più così disponibile come in coltivazione emersa. Quindi, anche se si adatta a condizioni non ottimali, Hydrocotyle leucocephala raggiungerà il suo massimo potenziale se luce, anidride carbonica e nutrienti sono presenti in abbondanza.
In particolare, risulta essere particolarmente golosa di ferro e potassio, che non devono mai mancare. Le loro carenze le possiamo notare dalla clorosi delle foglie. La piantumazione non presenta difficoltà, è sufficiente inserire direttamente sul fondo gli steli opportunamente distanziati. Una volta che è partita, il nostro problema principale sarà solo quello di riuscire a fermarla.
La sua caratteristica è quella di tentare di raggiungere velocemente la superficie dell’acqua, perciò se utilizzata per il primo piano (ad esempio per creare dei cespugli) necessita di potature frequenti così da stimolare la crescita di getti laterali. Altrimenti la si può collocare nelle zone centrali o di fondo, lasciandola crescere fino alla superficie.
Un altra interessante alternativa è quella di farla intrecciare a legni e radici.
Morfologia
Le foglie, rotonde e di un verde chiaro, si presentano alternate; la loro forma tipica è richiamata dal nome stesso: “Hydor” (= acqua) e “kotyle“(= tazza, scodella), derivano dal Greco: “scodella nell’acqua“. Se raggiunge la superficie produce fiorellini bianchi, difatti anche “leucocephala” viene dal Greco: “Testa bianca”, e si riferisce proprio al colore del fiore.
La riproduzione, come per quasi tutte le piante a stelo, avviene per talea, avendo cura di tagliare lo stelo subito dopo un nodo. I valori di riferimento sono:
- Temperatura: 15°-28°
- pH: 6.0 – 7.5
- GH: 4-15 dGH
Curiosità sulla Hydrocotyle leucocephala
L’Hydrocotyle leucocephala venne classificata nel 1826, dalla collaborazione di due scienziati: Diederich von Schlechtendal, Professore universitario di Botanica e Adelbert von Chamisso, la cui vita sembra un film. Nato francese, come Louis Charles de Chamissau, Conte di Boncourt, fu costretto a fuggire a Berlino con la sua famiglia all’età di 8 anni, a causa della Rivoluzione Francese. Da adulto, oltre che Botanico, divenne Ufficiale dell’Esercito prussiano.
Nei suoi ultimi dieci anni di vita raggiunse una certa notorietà come poeta. Comunque, la scoperta della nostra pianta ricorda un po’ le vicende di Darwin (qualche decennio dopo). Nel 1815, Chamisso si imbarcò per tre anni sulla nave “Rurik“, girando il Mondo come Botanico; al ritorno portò con se alcuni campioni raccolti in Messico, e dal 1818 cominciò a studiarli con il collega Schlechtendal. Erano circa un centinaio, tra cui la nostra Hydrocotyle leucocephala.
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