Ferro per fertilizzare le piante acquatiche
Il ferro (simbolo chimico Fe) è tra i microelementi è uno dei più importanti per le piante dei nostri acquari. In natura il ferro è un elemento scarsamente disponibile nell’acqua, pertanto se vogliamo delle piante in forma dovremo provvedere ad integrarlo frequentemente. Il ferro è essenziale per la biosintesi della clorofilla e viene immagazzinato completamente nelle foglie delle piante.

Le piante acquatiche che vengono coltivate sommerse hanno la capacità di trattenere riserve di ferro nelle foglie, questo è chiaramente visibile nelle cosiddette piante rosse che in forma emersa sono tutt’altro che rosse ma in acquario l’accumulo di ferro fa sì che la foglia mostri il caratteristico colore che tanto appassiona gli acquariofili.
Il ferro in acquario è molto instabile e non rimane in soluzione per molto tempo. La sua solubilità in acqua dipende molto dal pH: a pH acidi il ferro rimane per più tempo in soluzione, con pH alcalini tende a precipitare in tempi più brevi. Il ferro nelle nostre vasche si trova principalmente in due forme: ferro ferroso (Fe2+) e ferrico (Fe3+).
Il suo stato in acqua dipende dal livello di ossigenazione di quest’ultima: in ambienti ricchi di ossigeno (ossidanti quindi solitamente con pH superiori a 7) il ferro da ferroso tenderà ad ossidarsi e a diventare ferrico, per poi precipitare nel substrato.
I tipi di ferro in acquario
Cominciamo a descrivere i vari tipi di ferro che possiamo usare in acquario. Il primo tipo di ferro è quello non chelato: solitamente si usa un ferro complessato con molecole organiche. L’esempio più conosciuto è il ferro gluconato Seachem. Il ferro non chelato è ovviamente quello preferito dalle piante in quanto trovandolo libero in acqua possono catturare rapidamente le molecole necessarie alla loro alimentazione senza alcun tipo di sforzo.
L’inconveniente di questo tipo di ferro è che essendo libero in acqua tende a legarsi a qualsiasi altro elemento e a precipitare. Il secondo tipo di ferro è quello chelato. I chelanti altro non sono che particolari molecole che “chelano” (l’esempio migliore è quello della chela di un granchio che si chiude attorno a qualcosa) gli ioni del ferro e li mantengono in soluzione per più tempo rispetto al ferro non chelato.
Esistono diversi tipi di chelante e possiamo dire che la differenza tra gli uni e gli altri è sostanzialmente nella stabilità del chelante rispetto al pH. Per stabilità si intende la capacità della molecola chelante di sequestrare il ferro e di tenerlo in soluzione.
I chelanti più utilizzati: EDTA, HEDTA e DTPA
Esistono anche altri tipi di molecole chelanti come EDDHA e EDDHSA ma il loro utilizzo in plantacquari è poco consigliabile perché hanno il difetto di colorare l’acqua di rosso e questo oltre ad essere antiestetico filtra anche la luce impedendo alle piante una corretta fotosintesi. L’EDTA ha una stabilità che comincia a decadere attorno a valori neutri del pH, mentre il DTPA rimane stabile anche a valori superiori.
EDDHA ha una stabilità molto elevata: in acquario fino a valori estremi di alcalinità non ci sono problemi con questo chelante. Il problema (oltre alla colorazione dell’acqua) è che le piante per strappare ferro dal chelante devono usare energia, e questa energia comporta uno spreco di forze non indifferente quando la molecola chelante è molto forte da scindere.
Quale ferro scegliere
Indubbiamente ognuno dovrà fare una scelta tra i vari tipi di ferro da usare tenendo presente quanto scritto sopra: se si hanno piante delicate e molto esigenti l’ideale sarebbe il ferro gluconato, che ha però lo svantaggio di dover essere somministrato in piccoli dosaggi giornalieri. In vasche con pH alcalino è preferibile usare un ferro ben chelato, che rimanga maggiormente in soluzione. Le piante assorbono il ferro principalmente per via fogliare, ma sono in grado di assorbirlo anche tramite le radici.
Chi afferma che il ferro viene assorbito solo per via fogliare e solo se non è ossidato non conosce i meccanismi che regolano la vita vegetale. Tra le infinite capacità delle piante c’è infatti anche quella di assorbire il ferro ossidato che precipita nel fondo usando le radici. Sull’apparato radicale ci sono delle cellule che acidificano le molecole di ferro ossidato presente nel substrato riducendole e rendendole nuovamente disponibili.
Questo è un processo molto più lungo rispetto all’assorbimento in colonna da parte delle foglie ma permette alle piante di alimentarsi in maniera diversa a seconda di quello che offre l’ambiente. Un’altra cosa da tenere presente quando si usano quantità elevate di ferro chelato è che i chelanti sono in grado di legarsi anche ad altri metalli pesanti oltre al ferro e che una volta che la pianta li libera tendono a riportare in soluzione anche rame o altri minerali presenti nel substrato della vasca.
L’altro sale che tende a legarsi al ferro libero facendolo precipitare è il fosfato; per questo motivo è sempre preferibile dosare il ferro almeno alcune ore prima del fosforo per evitare che precipiti nel substrato. Il ferro precipitato può tornare in soluzione per complessi meccanismi batterici oltre che legandosi a molecole libere di chelante.
Per cui, è opportuno non esagerare con i dosaggi e tenere la vasca in buone condizioni di igiene generale evitando che si formino zone con accumuli di materiale vegetale in decomposizione sul fondo e provvedendo a una calendarizzazione dei cambi d’acqua regolare.
La fertilizzazione delle piante con il ferro
Dopo questa premessa che a qualcuno potrà sembrare un po’ complicata vediamo come fertilizzare le nostre piante. Occorre tenere ben presente che il ferro a mio parere è la causa principale delle esplosioni algali in acquario: eccessi di ferro uniti a carenze di macroelementi fanno sviluppare le alghe in maniera incontrollata e rapidissima,per cui meglio non esagerare. Un buon valore di partenza per somministrare ferro in una vasca matura e stabile è di partire con un dosaggio pari a 0.1mg/lt. Dopo alcune ore si farà un test del ferro, se questo è a zero significa che è stato assorbito tutto dalla massa vegetale, se è ancora presente dovremo ridurre la dose.
I test del ferro vanno sempre usati con cautela: molti di loro sono progettati per rilevare il ferro della marca produttrice, alcuni rilevano il ferro libero ma non il chelato. Nella mia esperienza il test Tetra è quello che meglio rileva il ferro totale presente in vasca, da molti anni lo uso e il risultato della lettura si avvicina sempre a quello che effettivamente metto in vasca. L’altro metodo per dosare il ferro è l’osservazione della pianta: una carenza di ferro si evidenzia sempre sulle foglie giovani con una marcata clorosi intervenale.
Ciò significa che mentre le venature rimangono verdi le altre parti della foglia tendono ad ingiallire, o nelle piante rosse diventano via via più verdi, perdono colore e brillantezza. A questo punto la pianta è ancora recuperabile con la fertilizzazione, la clorosi sulle foglie più giovani è un chiaro sintomo di carenza di clorofilla. Introducendo del ferro in vasca la pianta sarà in grado di ripristinare le sue funzioni vitali e in pochi giorni le foglie potranno riprendere il loro colore naturale.
Se il ferro non viene integrato le foglie giovani cominceranno a diventare trasparenti e a marcire, e la sopravvivenza della pianta sarà compromessa perché la fotosintesi avviene per la maggior parte nelle foglie più giovani. Occorre ricordare che molti prodotti commerciali a base di ferro per la fertilizzazione in acquario contengono oltre al ferro anche gli altri microelementi in quantità bilanciate per l’uso in acquario e sono da preferire ai comuni fertilizzanti per ferro da giardinaggio.
La legge di Liebig prevede infatti che devono esserci le giuste quantità di ogni elemento per poter permettere un corretto sviluppo della pianta. Se uno di questi elementi manca o è carente la pianta smette di assorbire anche gli altri, se ci sono eccessi di un elemento rispetto ad altri potremmo avere problemi ben più gravi. L’esempio classico è il Cifo Mikrom, un fertilizzante da giardinaggio usato per diverso tempo a sproposito anche in acquario.
La composizione del Mikrom prevede una quantità di rame ben oltre il limite consentito in acquario e se usato nella maniera sbagliata può portare alla morte della flora e della fauna presenti in vasca. Per questo motivo consiglio sempre di usare prodotti specifici per acquariofilia quando si parla di ferro e microelementi, se non si hanno le conoscenze sufficienti si rischiano errori madornali.
Le piante rosse più conosciute ed amate in acquariofilia sono quelle del genere Rotala e Althernanthera. Sono entrambe specie di esigenze elevate: la maniera migliore per coltivarle è una fertilizzazione ben bilanciata unita ad un pH leggermente acido e a GH e KH bassi, questo perché un potenziale redox dell’acqua elevato fa si che il ferro disponibile si ossida più rapidamente.
La maniera migliore per introdurre il ferro in acquario è di effettuare dosaggi bassi e frequenti. Se stabiliamo un consumo approssimativo di 0.5mg/lt settimanali di ferro è preferibile suddividere questa quantità in 2 o 3 dosaggi nel corso della settimana da effettuare a giorni alterni rispetto a quelli dei macroelementi, per evitare precipitazioni dovute ai fosfati e per far si che le piante abbiano sempre a disposizione del ferro in acqua.
Articolo di: Stefano65
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