Tripofobia, la paura dei buchi.

La tripofobia è una vera e propria fobia che, anche se non ancora riconosciuta come tale dal mondo scientifico, colpisce molte persone. Se ne sente parlare sempre più spesso e anche online non è raro imbattersi in discussioni tra persone che provano fastidio o malessere alla visione di buchi ripetuti e ravvicinati tra di loro.

Cosa provoca la tripofobia.

Le persone tripofobiche sono infastidite da immagini, rappresentazioni e oggetti che sono composti da buchi vicini tra di loro e che sono presenti in maniera ripetuta. Il favo delle api, una spugna marina, il baccello del fiore di loto, un’immagine creata al pc, sono solo alcuni esempi di ciò che può disturbare chi soffre di tripofobia.
Alcune persone ne soffrono in maniera lieve e sono quindi solamente infastidite alla visione di certe immagini e oggetti; altre ne soffrono in maniera più importante e, vedendoli o entrandoci in contatto provano nausea, vomito, sudorazione, panico. Nei casi più gravi alcuni dicono di star male anche solo immaginando un oggetto fatto di buchi.

Queste reazioni sono risposte tipiche ad una fobia: la persona reagisce in maniera esagerata a un pericolo che di fatto non esiste, come ad esempio vedere una spugna marina in un documentario o una persona che raccoglie il miele dal favo, ma non riesce a controllarsi.

Interessante notare come molte persone non hanno mai sentito la parola tripofobia e scoprono casualmente di soffrirne, magari perché hanno sentito un personaggio famoso parlarne, (come ad esempio Giulia De Lellis che recentemente, in un video, ha dichiarato di soffrirne) o perché si sono imbattuti in articoli online come quelli di in un blog italiano interamente dedicato alla tripofobia.


Tripofobia: una scoperta recente

La tripofobia è stata fatta oggetto di studio da poco.
Si è iniziato a parlare di tripobofia circa venti anni fa e da allora studiosi e scienziati hanno iniziato a condurre test e studi, mentre in rete iniziavano a circolare fake news che parlavano di questa strana fobia.

Non esistono ad oggi risposte certe sulle cause esatte che scatenano la tripofobia né perché le persone tripofobiche rispondono con determinate reazioni. Di conseguenza non è disponibile una cura/terapia specifica.
Molte sono le ipotesi avanzate: alcuni esperti dicono che si tratta di semplice disgusto, altri identificano le reazioni come una sorta di difesa inconscia ereditata dal passato e trasmessaci dai nostri antenati che dovevano appunto difendersi da animali pericolosi (come ad esempio i serpenti che hanno pattern presenti sul loro corpo) o di cavità naturali che potevano nascondere pericoli per l’essere umano (ad esempio il nido delle vespe e dei calabroni).

La tripofobia, al momento, non risulta ancora inserita tra le fobie scientificamente riconosciute ma è sicuramente corretto, specialmente per quelle persone che ne soffrono al punto da avere ripercussioni nella vita quotidiana, rivolgersi a un medico e parlarne.

Tripofobia, tra realtà e fantasia.

Così come è corretto porre attenzione alla propria salute e rivolgersi ad un medico quando si prova un fastidio o un malessere, allo stesso modo va posta attenzione a ciò che si trova in rete e sui social.

Sul web è facile imbattersi in contenuti realizzati appositamente per attirare l’attenzione degli utenti ma che non hanno alcun fondamento scientifico. Alcuni siti/blog si espongono addirittura nel fornire fantomatici test per comprendere se si è tripofobici e si spingono nel dare consigli su come curarsi: facile comprendere che, se la tripofobia non è ancora riconosciuta dal mondo scientifico, è alquanto assurdo che possano esistere test e cure.

In riferimento ai contenuti creati ad hoc, famosa è la foto della mano con la pelle tutta bucherellata che circola da oltre venti anni e che è stata associata a una malattia pericolosissima che provoca buchi sulla pelle. Basterebbe indagare meglio per scoprire che si tratta di un’immagine fake, realizzata tramite un effetto di make-up e della quale esiste anche un video su Youtube che ne descrive passo passo la realizzazione (po’ come alcuni effetti speciali che si vedono nei film horror).

In attesa che gli studiosi possano comprendere cosa scatena la tripofobia e come si possa curare, è opportuno valutare con attenzioni le notizie a riguardo e, come già detto, se necessario parlarne con uno specialista.

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